BOLLETTINO N. 0 - GIUGNO 2001 |
Hanno realizzato questo bollettino: Andrea, M. Antonietta, Elena, Emanuela, Fiorella, Ilaria, Lorita, Marco, Sebastiano Ammazzare il tempo Il tempo è come l’aria: respiratelo. E basta”. Qualcuno lo ha paragonato all’acqua che scorre: “non ci si può immergere due volte nello stesso fiume” diceva il greco Eraclito. Generazioni di uomini sono state turbate dalla fantasma dell’Apocalisse, la fine del tempo. Buddha raccomanda, per cogliere l’eternità che si cela in ogni istante, di “non indugiare con il pensiero nel passato, non sognare il futuro, ma concentrarsi solo sul presente”. E Shakespeare in Come vi piace conclude: “Il tempo viaggia con diversa natura a seconda delle persone. Vi dirò io con chi va al trotto, con chi va al galoppo e con chi, infine se ne resta fermo”. (Inutile dire che, con noi donne, sembra andare sempre al galoppo). Già perché una cosa è certa: impegnate nella corsa
a ostacoli quotidiana fra la casa, il lavoro, la scuola dei figli, le
flessioni in palestra o davanti alla lavatrice da vuotare, ci lamentiamo
di averne sempre troppo poco. “Chi ha tempo non aspetti tempo” incalza il proverbio, esortandoci
con il frustino in mano a rispettare la tabella di marcia e a non fermarci
mai. Eppure ne abbiamo tantissimo a disposizione, visto che la vita media
si è triplicata rispetto a quella delle nostre nonne e che i ricercatori
dell’Istituto europeo di oncologia di Milano hanno scoperto da poco
il “gene della vecchiaia”. Grazie al quale vivremo, forse,
una vita lunga 150 anni. E non solo. Faremo figli fino alle soglie della
terza età, leggi sulla fecondazione artificiale permettendo. Ci
cloneremo e avremo organi e pelle giovane di ricambio, nella fantamedicina.
O più semplicemente, smusseremo le ombre dell’età
con gli ultimi ritrovati della scienza al servizio dell’estetica. Una divinità che ognuno teme e cerca di ingannare come può.
Provando a recuperare quello perduto, come faceva Marcel Proust nella
Recherche o come facciamo noi, meno prosaicamente, sul divano dello psicanalista.
Perché nell’inconscio, presente, passato e desideri sul futuro
sono mischiati in un solo gomitolo. Garantisce Freud. Di Gilda Lyghounis in collaborazione con Alessia Ercolini – articolo pubblicato su Anna
Apri le porte all’alba
Una ironica e acuta descrizione dei sentimenti e dei rapporti umani Una donna al bivio dei sessant’anni fa un’analisi della sua vita cogliendo gli errori che la società in cui viviamo spinge a commettere. Si sono perse di vista le cose più semplici e naturali, non si presta più attenzione né alle cose né alle persone che ci circondano, trascurando tutto ciò che non è più produttivo. Si mettono i vecchi ai margini della società, e questo inevitabilmente crea in noi sensi di colpa e rimorsi. Anche il rapporto basilare fra uomini e donne diventa problematico per la difficoltà femminile di affermare la propria identità al di là dei ruoli proposti dalla società. Il contatto con culture diverse permette di capire quanto siano importanti la spontaneità, l’amore e il rispetto nei rapporti con le persone che ci sono vicine. Solo liberandosi dei falsi scrupoli si fa strada una rinascita interiore che sembra veramente spalancare le porte a un’esistenza più serena. Apri le porte all’alba, di Elena Gianini Belotti (Feltrinelli 1999)
Ilaria e Elena “Ero sfinita e turbata dalla sensazione di una tragica solitudine tra la moltitudine. Qualcosa si è irrimediabilmente spezzato nella convivenza nelle grandi città, un tacito patto di tolleranza reciproca si è frantumato per dar luogo alla sopraffazione quotidiana di chi è più debole. Mi fa paura, potrei essere io la più debole, un giorno.” E.G.Belotti
“Guardavo quel posto incantato che aveva perso ogni magia. Il mondo intero ha perso ogni magia, non c’è più dove andare e dove stare, ogni luogo è invaso, sporcato, calpestato, imbruttito, consumato da orde di forsennati grossolani, privi di qualsiasi grazia. Dovunque la bellezza è profanata. Non c’è più bellezza, in primo luogo dentro di noi. Ci viene cavata via fin da piccoli, come un dente marcio: duole un po’, da principio, poi passa, la ferita si chiude, persino la cicatrice scompare.” E.G.Belotti
Non sapendo quando l’alba possa venire, Emily Dickinson
Consigli di lettura Di Elena Gianini Belotti sono disponibili in biblioteca i seguenti titoli: Dalla parte delle bambine: l’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita collocazione 305. 42. BEL Amore e pregiudizio: il tabù dell’età nei rapporti sentimentali collocazione 305. 42. GIA Pimpì oselì collocazione 853. 9. GIA, disponibile anche sul Bibliobus: X. N. GIA Prima le donne e i bambini collocazione 305. 42. GIA Apri le porte all’alba collocazione 853. 9. gia, disponibile anche sul Bibliobus: X. N. GIA Adagio un poco mosso collocazione 853. 9. GIA Inoltre vi consigliamo: L’altra donna Tre racconti che hanno come centro focale una donna : l’una compie
una scelta totalmente anticonformista instaurando un’imprevista
complicità femminile ; l’altra prova disagio e poi placida
indifferenza di fronte a un conflitto razziale ; l’ultima diventa
l’elemento di equilibrio tra marito e figlio accecati dalla ricchezza. La vita materiale L’autrice esprime l’essenziale che ci circonda attraverso
il racconto del quotidiano più ovvio e familiare come la lista
della spesa, i lavori domestici, i programmi televisivi intrecciati a
fatti di cronaca e problemi esistenziali arrivando a darci un “istruzione
per l’uso” del caos materiale. Donne che amano troppo Una raccolta di storie rappresentative della dipendenza eccessiva che può creare il rapporto d’amore, nelle quali l’autrice evidenzia le ragioni per cui molte donne si innamorano dell’uomo “sbagliato”. Il Tao della donna Consigli per guarire sé stesse, per imparare a mettere noi stesse prima di tutto, imparare ad amarci e poter così amare gli altri senza annullarci e senza dipendere negativamente dalle relazioni con gli altri. IL TEMPO NON CI ASPETTA
(…) nella nostra epoca l’accelerazione del tempo, la sua velocizzazione, imposta dalla tecnica e dal mercato, abolisce qualsiasi orizzonte di senso e riduce gli uomini al faticoso inseguimento del ritmo imposto dalle macchine e dalla circolazione del denaro. Un ritmo forsennato perché sia la tecnica sia il mercato vivono della negazione del mondo da loro prodotto, perché la sua permanenza significherebbe la loro fine. Per questo oltre alla produzione forzata dei bisogni, ben oltre il limite della loro rigenerazione fisiologica, la tecnica e il mercato utilizzano strategie, come ad esempio la moda, per opporsi alla durata temporale dei prodotti, in modo da rendere ciò che è ancora materialmente utilizzabile, socialmente inutilizzabile e perciò bisognoso di essere rapidamente sostituito. E ciò vale per tutte le cose, per i vestiti, per le automobili, per i computer, persino per le armi che vanno sempre rinnovate e perfezionate anche se non si capisce il senso di questo perfezionamento in una situazione in cui esiste già per l’umanità la possibilità di sterminare sé stessi modo totale. Ma là dove le cose perdono la loro consistenza e si rinnovano con la velocità della luce, il mondo diventa evanescente e con il mondo la nostra identità e il senso del nostro essere al mondo. E’ infatti fuorviante considerare la cultura del consumo come cultura dominata dalle cose, perché nel consumo le cose si fluidificano. Prive di consistenza, di durata, e al limite di utilità, le cose esistono solo per essere consumate nel più rapido tempo possibile e là dove resistono al consumo, per essere sostituite da prodotti nuovi e migliori che l’innovazione tecnologica porta con sé. In un mondo dove gli oggetti durevoli sono sostituiti oggi da prodotti destinati all’obsolescenza domani, l’individuo, senza più punti di riferimento e di ancoraggio per la sua identità, perde la continuità della sua vita psichica e qualsiasi orizzonte di senso, perché non c’è nessun senso nel consumo accelerato delle cose in vista della loro continua e ininterrotta riproduzione. Ma non pensi cara Sabrina a un’inversione di tendenza prossima o futura, perché proprio là dove si agisce forsennatamente in un’assoluta assenza di senso, proprio la non reperibilità del senso diventa il motore che attiva ancora di più la azioni degli uomini, le sole che generano e fanno scorrere il tempo, che così diventa quel “passatempo” che, in uno scenario privo di scopi e di senso, ci si augura che passi ancor più velocemente di quanto già veloce non sia.
Umberto Galimberti Le figlie di Hanna di Marianne Fredriksson E’ stata definita una suggestiva storia di sentimenti attraverso l’ultimo secolo. Il libro è un’emozionante saga femminile che parla di tre generazioni di donne dall’800 ai giorni nostri. Hanna, Johanna e Anna sono rispettivamente nonna, figlia e nipote. Ma il legame che le unisce è ben più forte di quello del sangue. Ecco perché, nonostante il passare del tempo (tra Hanna e Anna si srotola un filo lungo quasi cento anni), nonostante i profondi, e spesso convulsi, mutamenti sociali (il passaggio della durissima vita di campagna d’inizio secolo al “benessere” contemporaneo attraverso le lotte operaie, il dramma della guerra, il femminismo...), le tre donne si ritrovano a vivere una storia di esistenza unica, modulata dalla determinazione (o dalla debolezza) dagli uomini che stanno loro accanto, scandita dalle convenzioni sociali, sospesa tra improvvisi squarci di felicità e lunghi giorni di quieta disperazione. Poco importa se lo sfondo in cui si stagliano le vicende di questo romanzo sia il selvaggio Dalsland, terra ostile al confine tra Svezia e Norvegia, in cui la violenza sulle donne è quotidiana abitudine, o la Goteborg della prima metà del Novecento, mutevole panorama sconvolto da due guerre mondiali, oppure la Svezia d’oggi, in cui l’emancipazione sembra ormai una realtà acquisita : Johanna e Anna sono comunque, per natura o in spirito, figlie di Hanna, cioè di quella forza inalienabile, fatta di orgoglio e di dignità, che da sempre permette alle donne di sopravvivere in un mondo maschile. Un coro di voci femminili di volta in volta tenere o dolenti, disperate o allegre. Un romanzo sull’amore, sull’indipendenza ma soprattutto uno specchio in cui ogni donna potrà ritrovare un frammento di se stessa. Le figlie di Hanna, di Marianne Fredriksson, Ed. Longanesi, 1994
La fontana della giovinezza “Quando viene la sera è meglio farsi trovare a custodire qualcosa - un gatto, un paesaggio, sé stessi” L. Passerini
L’autrice ad ogni capitolo-stagione introduce immagini artistiche, storie e leggende intrecciate con la narrazione della protagonista, esplorando in modo suggestivo la rappresentazione della vecchiaia. Narra di una donna che ha cinquantacinque anni, vive nell’Italia di oggi e si è separata dal marito. La storia si svolge nell’arco di un anno dove il trascorrere delle stagioni, preso a simbolo dall’autrice, evidenzia la metamorfosi della protagonista. Ella vive una fase molto critica della sua vita, si scopre sola in autunno e molto vecchia in inverno. Rassegnata dal suo invecchiamento, compirà dei viaggi in primavera alla ricerca dei ricordi della propria giovinezza per approdare all’estate con l’accettazione della propria condizione, scoprendo una nuova dimensione di sé. Molto bella è la citazione di un antica poesia : “Perché non posso anch’io impreziosirmi con gli anni, come il pizzo, l’avorio, l’oro e la seta?” C’è un momento della narrazione in cui la protagonista si chiede quale sia il segreto della fontana della giovinezza e crede di averne trovato lo spirito, dicendo a sé stessa: “forse l’aver seguito i desideri che venivano dall’infanzia e l’essermi ritirata dalla mischia delle città”. La fontana della giovinezza, di Luisa Passerini (Giunti Astrea, 1999) M.Antonietta “La mezza età è un momento nel quale ti poni questioni a cui non hai mai badato, e se invece ti sei sempre cercato,ti sei sempre interrogato, è il momento nel quale vuoi le risposte”. Marco CONSIGLI DI LETTURA di Luisa Passerini sono disponibili in biblioteca i seguenti titoli: Autoritratto di gruppo La fontana della giovinezza
Inoltre vi consigliamo : Donne che corrono coi lupi Un originale ed esauriente saggio che attraverso le fiabe e i miti rintraccia
il “femminino” ancestrale, l’anima più vera e
essenziale, capace di sostenerci in ogni momento. Un libro da leggere
e rileggere, consigliato anche “agli uomini che osano correre con
le donne che corrono coi lupi”. Fiabe tradizionali o quasi sconosciute, con comune denominatore le figure
femminili. Fiabe strane, alcune decisamente oscene, tanto da stravolgere
la nostra idea di fiaba come racconto per bambini. Fiabe per adulti, perché
in realtà siamo sempre bambini e bambine che possono imparare qualcosa
dai racconti tramandati nella nostra e nelle altre culture. Le fiabe parlano
di noi, anche se non viviamo più in tempi di regine e principesse:
basta ritrovare il gusto di ascoltare la nostre bisnonne e le bisnonne
delle nostre bisnonne, e le donne e gli uomini che le hanno precedute. Una donna spezzata Tre storie riguardanti donne nel momento rivelatore della crisi, una lucida analisi dei sentimenti e della vita di coppia, della rabbia e della solitudine che senza accorgercene ci creiamo intorno. Canto d’amore all’ Harvest Moon Una donna di quarant’anni che parte alla ricerca dell’amore, della sua giovinezza e si trova coinvolta in una storia non priva di problemi con un ragazzo più giovane. Non sono solo gli uomini a vivere storie in cui la differenza di età è notevole, ma quando capita alle donne, le cose vanno diversamente.
Tu sei il mio specchio (a Francesco) Tu sei il mio specchio tenero e gentile e in te questo veloce tempo che mi cambia io lo posso guardare. Nel tuo vario mutare sento il cammino fatto e nelle tue speranze penso le mie illusioni. Tu cresci ed io con te so che il mio tempo passa, non camminiamo accanto ognuno ha la sua strada, ma nel dolce momento di un incontro, nel vedere la tua splendida alba sorrido, nelle ombre del tramonto.
La mezza età è un periodo e una condizione della psiche. Ognuno di noi vi giunge a volte durante la fase centrale dell’età adulta e vi trascorre un intermedio periodo di tempo, come a un incrocio, prima di procedere oltre. E’ una fase in cui noi passivamente o attivamente, consciamente o inconsciamente, proseguiamo o deviamo dalla direzione originalmente intrapresa. Che cosa ci ha richiesto essere arrivati fino a qui, quanto ci sentiamo autentici, verso cosa siamo diretti ? A metà della vita, percepiamo il trascorrere del tempo; sappiamo di trovarci circa a metà strada e che il resto della vita da qui in poi scorrerà velocemente. Siamo di fronte al fatto che stiamo invecchiando, non abbiamo lo stesso corpo di una volta, e molte altre cose in noi sono cambiate. Può esistere una discrepanza tra ciò che abbiamo e ciò che volevamo o ci aspettavamo dalla vita, da noi stessi o dagli altri. (..)Per individuare lo spirito è necessario rivolgersi all’interno di noi stessi. Dobbiamo immergerci in un processo interiore, riflettere con introspezione, rimuginare, trascinare il problema in superficie, trovare una nostra chiarezza, attingere a ciò che può spiritualmente sostenerci e, se necessario, agire risolutamente. Se noi reprimiamo ciò che è vero e ne patiamo le conseguenze, o agiamo secondo ciò che riteniamo essere vero e ne scopriamo il prezzo, o mettiamo inconsciamente in moto una serie di eventi che precipitano la crisi, la vita ci richiama al dovere di intraprendere un lavoro interiore. E’ una fase di adeguamento, di transizione o di crisi che ci richiede di affrontare un cambiamento e di operare una delle scelte. La stessa parola crisi deriva dal greco krisis , che significa “decisione”. In cinese, il pittogramma per “crisi” è formato da due caratteri: “pericolo” e “opportunità”. Questo è particolarmente evidente quando cadiamo in crisi a causa di un innamoramento o della fascinazione nei confronti di una persona, di una nuova fede, o di un progetto. L’ attrazione verso l’anima gemella o verso il lavoro ideale si accompagna a un senso di vitalità e freschezza, che nella mezza età è spesso necessario per rianimare un deserto interiore o sentimentale in cui, per un periodo di tempo, non è cresciuto niente. L’afrodisiaco spesso è la conversazione anima ad anima, dove ognuno rivela le speranze e le debolezze all’altro e dall’altro si sente capto, accettato e accarezzato (a volte in senso figurato, spesso in senso letterale). Queste sono le relazioni che invitano gli aspetti di noi stessi a venire a galla. Sentimenti e lealtà a volte incompatibili gareggiano per trovare espressione, specialmente se non riusciamo a scindere le nostre speranze per la guarigione e per l’integrità dalla persona che catalizza il processo. Abbiamo un gran bisogno di chiarezza in questa fase, perché confondere il catalizzatore con la soluzione rappresenta un grave e frequente errore. Le attrazioni della mezza età utilizzate per schivare la paura di invecchiare e di perdere fascino, o di perdere potere e potenza, appartengono a una diversa categoria. Sono utilizzate molto più come droghe – come uno strumento di negazione o come l’equivalente di un antidepressivo o di una sbornia da anfetamine. L’anima della persona che serve a farci sentire meglio è a noi invisibile. Non facciamo un reale sforzo di comprensione emozionale o spirituale, l’intimità non è incoraggiata. In effetti, in queste relazioni, se così le vogliamo chiamare, la profondità è accuratamente evitata. Da “Passaggio ad Avalon” di Jean Shinoda Bolen, Ed . Piemme,1998
– disponibile in biblioteca, in fase di collocamento. La filosofia donna percorsi di pensiero femminile Ed. DEMETRA - Collana Atlante del pensiero Nei racconti delle scrittrici, nei testi delle scienziate si legge quel che molte filosofe argomentano: una verità è tale per una donna se c’è in qualche forma un coinvolgimento personale. Narrano quello che molte donne sanno con semplicità : la necessità di una risonanza dentro di sé perché il gesto di un’altra, che si vede fuori di sé, sia un gesto di verità. Che si possa dire qualche cosa di vero del mondo ha bisogno, per una donna, che qualche cosa di lei vi corrisponda tra sé e sé. Gli scritti di una verità sentita come tale dalle donne non sono solo gli scritti di filosofia, ma anche i diari, i racconti, i saggi scientifici, le lettere e le poesie. La filosofia femminile non è soltanto nei libri delle filosofe; si trova certo nei libri delle filosofe, ma anche là dove le donne hanno scritto del mondo, degli esseri umani e di Dio. Il pensiero femminile nel passato e nel presente è un pensiero appassionato, intessuto di discussioni, sapere, desideri, pratiche politiche e conflitti, mostrato dall’interno nel suo farsi, nel suo essere processo. L’autrice ci introduce al pensiero femminile dall’antichità sino ai giorni nostri, usando un linguaggio chiaro e semplice e in ogni pagina del libro troviamo tante didascalie e annotazioni che ci chiariscono ancor più l’argomento trattato. Inoltre per coloro che vogliono approfondire meglio il percorso del pensiero femminile possono essere molto utili le ultime pagine della “Bibliografia ragionata” in cui sono riportati nomi di testi e di autori più noti e significativi. Chiara Zamboni collabora alla comunità di filosofia femminile Diotima, che è nata nel 1984 presso l’Università di Verona. Nella medesima università insegna filosofia del linguaggio. Le ragazze di cinquant’anni: Amori, lavori, famiglie e nuove libertà Questo libro lo possiamo considerare un saggio rivolto a noi donne dove l’autrice analizza il percorso del pensiero femminile dal punto di vista sociologico e storico. Con tono semplice ed ironico ci fa un quadro generale sulla considerazione della figura delle donne cinquantenni dei giorni nostri. Sono le stesse che sono state bambine e adolescenti negli anni Cinquanta fino al miracolo economico; sono entrate nell’adolescenza e nella prima giovinezza negli anni Sessanta; sono state studentesse delle scuole superiori e delle università, giovani impiegate oppure operaie dell’autunno caldo; si sono sposate ed hanno procreato negli anni Settanta in pieno femminismo e ridiscussione collettiva delle relazioni tra i sessi. Sono entrate nel mercato del lavoro, specie le più istruite, all’inizio degli anni Settanta e lavorano al massimo in quantità e intensità negli anni Ottanta, Novanta. Le donne sono quelle che hanno più sofferto nella loro evoluzione di vita, che stanno portando un fardello pesante anche se ricco di esperienza. Secondo le statistiche le cinquantenni hanno la possibilità di vivere almeno altri trenta anni, tant’è che alcuni cominciano a chiamare “seconda vita adulta” e non più “terza età”, perché sono potenzialmente attive, intelligenti, capaci di autonomia, intimità e relazioni. L’autrice non offre soluzioni universali per tutte le donne, ciò non è possibile ogni donna è una persona a sé, però si propone di mostrare le opportunità che questa nuova fase della vita presenta, senza indicare comportamenti prestabiliti , ma cercando di tracciare il percorso individuale capace di valorizzare la ricchezza che ogni donna nasconde dentro di sé. Comunque qualche consiglio nei suoi scritti si può intravedere come quello di vivere il presente (non pensare perciò alla decrepitezza e senilità, altrimenti ci riempiamo di scoraggiamento e depressione), “fuoriuscire verso l’esterno”, viaggiare, comunicare, conoscere altre persone anche della propria età e non ; soprattutto uscire, non stare chiusi nel proprio guscio a compiangersi. Queste donne hanno dato molto agli altri è giusto che si prendano un po’ del tempo per sé stesse. Le ragazze di cinquant’anni: Amori, lavori, famiglie e nuove libertà, di Marina Piazza, Edizioni Mondadori 1999 M. Antonietta ed Emanuela. ”Apparteniamo a una generazione che ha inventato la prima parte della sua vita, ridefinendo i confini dell’identità femminile adulta. Ora ci spetta di rinventare anche la seconda parte”. M. Piazza CONSIGLI DI LETTURA di Marina Piazza sono disponibili in biblioteca i seguenti titoli: La menopausa senza paure: come affrontarla e viverla serenamente Le ragazze di cinquant’anni: amori, lavori, famiglie e nuove libertà Inoltre vi consigliamo: Un amore insolito: diario 1940-1944
Il diario di una donna appassionata che ha lottato tutta la vita per affermare le sue idee e difendere i suoi sentimenti. Un lungo cammino fatto di scelte coraggiose, sostenute dalla consapevolezza del proprio valore e da una grande volontà. Una vita piena di amore che è stata, come dice la stessa autrice, “il mio capolavoro”. Come affrontare la menopausa con energia, consapevolezza e salute
Un piccolo manuale per conoscere e scoprire quali sono i miti da sfatare riguardo all’alimentazione adatta, alle terapie ormonali e naturali e a tutte le questioni inerenti alla maturità, per viverla serenamente.
libri e cinema I ponti di Madison County Un fotografo incontra una “sposa di guerra” italiana che vive nel cuore agricolo degli Stati Uniti: lo stato dello Iowa. Quattro giorni in cui nasce una profonda passione che non li abbandonerà mai. La rinuncia, di lei, ad uscire dalla prigione del ruolo di madre di due figli adolescenti e di moglie. La rinuncia, di lui, ad innamorarsi di un’altra donna.Quattro giorni che sono il tempo della vita per entrambi. Romanzo, scritto senza eccessivi scadimenti nel romanticismo, impregnato di gioia e tristezza, che scorre come un tango lento. Dal libro un film con due splendide interpretazioni: quelle di Meryk Streep e Clint Eastwood.
“La notte era scesa sulla Madison County . Era il 1987, il giorno del suo compleanno. Francesca era a letto da due ore. Ventidue anni erano trascorsi, e lei vedeva, toccava e udiva ancora tutto quello che era accaduto allora. Aveva ricordato e poi ricordato ancora. L’immagine dei fanalini rossi che si perdevano tra la pioggia e la foschia lungo la statale 92 l’aveva ossessionata per decenni.” Disponibile in biblioteca, collocazione 813. 5. WAL “Il pranzo di Babette” in “Capricci del destino”,
Danimarca seconda metà dell’ottocento; l’esistenza tranquilla di una coppia di anziane sorelle trascorsa a mantenere viva la piccola comunità religiosa formata dal defunto padre, pastore protestante, viene “sconvolta” dall’arrivo di una donna, loro coetanea, esule dalla Francia per motivi politici, che si offre di fare per loro la cuoca. Splendido “bozzetto” in cui la più classica delle competenze femminili viene trasformata in arte e ciò permette di scoprire che le gioie corporee esaltano lo spirito al pari delle pratiche religiose, infondendo felicità e gioia di vivere a chi si stava consumando nei rimpianti, nella acredine e nel ricordo. L’ottimo film tratto dal racconto vinse il premio Oscar per la migliore opera straniera nel 1987 “Quando il folletto dai capelli rossi ch’era al servizio di Babette aprì la porta della stanza da pranzo, e gli ospiti ne varcarono la soglia lentamente, questi non si tennero più per mano, e rimasero in silenzio. Ma era un dolce silenzio, perché in spirito essi si tenevano ancora per mano, cantando.”
Il laureato
Più del romanzo si ricorda il film interpretato da giovanissimo Dustin Hoffman e da Anne Bancroft, ambedue vincitori dell’Oscar nel 1967, e per la bellissima colonna sonora di Simon e Garfunkel. Il libro è importante, e il personaggio della signora Robinson è un ritratto straordinario di donna depressa, alcolizzata, alle prese con l’invecchiamento che non vuol accettare, al quale tenta di sfuggire, a costo di porsi come rivale della figlia; una dark lady fragile, sola, imprigionata nel ruolo di borghese: l’unica cosa che sa fare bene. La lotta contro gli anni la vede perdente ma tragicamente eroica. Il ritratto che ne fa Webb è impietoso, netto e definito, quasi, volesse attraverso di lei, demolire tutte le maschere sotto le quali si nascondono molte delle “buone madri” americane che, perdendo la bellezza, si scoprono nude e vuote perché solo l’aspetto esteriore hanno saputo coltivare, perché solo l’immagine del proprio corpo sapevano dare agli altri. «Senta» disse Benjamin, indicando la porta alle sue spalle. «E se... E se ora entrasse il signor Robinson?» «E con questo? »disse lei. «Beh, la cosa avrebbe un'aria piuttosto strana, no?» «Non credi che si fidi di noi due?» «Certo che si fida. Ma potrebbe fraintendere. Potrebbe capitare a chiunque.» «Non vedo perché disse lei. Ho il doppio della tua età. Come si potrebbe pensare…» «Ma lo penserebbero! Non capisce?» «Benjamin - disse lei - non sto cercando di sedurti. Vorrei che tu...»
Disponibile in biblioteca, collocazione 813. 5. WEB Film di Nichols Mike, disponibile in biblioteca VC374 Mara che ama Bube tanto da dedicargli la sua vita fino a quando lui esce dal carcere scopre che, nel matrimonio, si spenge tutto il suo sentimento. Fra i tanti ritratti femminili di Cassola, uno dei più emblematici: quello di una donna che vive per la fedeltà ad un uomo che incontra solo attraverso le sbarre, che non conosce ma che le da il senso di esistere fino a quando Bube diventa cosa concreta, e il ritratto che di lui si era fatta la donna si sfalda e sgretola attraverso la forzata convivenza. Inscindibili i due libri come lo è la vita. Dal primo libro un bellissimo film con Claudia Cardinale. “…lei non poté mai dimenticare i sentimenti contrastanti che la presero quando sentì che Bube stava per riacquistare la libertà. Aveva immaginato molte volte quel momento, non faceva che pensarci; ma se n’era fatta un’idea sbagliata. Certo, c’era la gioia che Bube fosse libero e potessero stare insieme: ma il sentimento prevalente era un altro. Era un senso d’inutilità, il pensiero che il suo ruolo fosse finito: adesso Bube era libero, che bisogno aveva più di lei?” Il libro inizia col racconto di una giornata normale di una vita normale. Non banale, ma neanche entusiasmante. Risveglio, traffico, ufficio, colleghi. La normalità domina gran parte del libro. Gesti, pensieri, sensazioni, timori, paure, piccole gioie, sono il pane quotidiano della protagonista come lo sarebbero di ognuno di noi. Tra tanta normalità arriva quel malessere che a tanti di noi a volte prende. Il tarlo della malinconia si insinua in Luisa come un “nemico oscuro che si espande”. Sopraggiunge la paura verso il mondo intero. La malinconia è dovuta al rimpianto per il passato che ogni tanto appare sullo sfondo, e alle poche prospettive per il futuro. Ma anche dalla insoddisfazione per il presente mai ammessa consapevolmente. La vita scorre e con essa avanza l’intolleranza, un irrazionale isolamento, un caparbio rifiuto anche dei pochi legami che il buon senso suggerirebbe di coltivare. Ma il timore di essere “sfruttata” ha il sopravvento. E’ la storia del decadimento fisico sì, ma soprattutto psicologico, di una persona che invecchia. E’un libro senza nessun intreccio, ma fatto di atmosfere, sensazioni, pensieri, dove non accade nulla se non lo scivolamento delle ore, delle giornate, delle stagioni. Tutto è raccontato in modo scorrevole e piacevole. E’ il viale del tramonto di una donna che forse avrebbe potuto dare di più alla società ma, soprattutto, a sé stessa. Luisa e il silenzio, di Claudio Piersanti (Feltrinelli 1999) Sebastiano
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